400 mila euro di finanziamenti nel 2021 per la ricerca della cura definitiva del Diabete di tipo 1 e un convegno per portare la ricerca e i ricercatori italiani in Senato
“100 anni di insulina, 100 anni di ricerca di una cura al diabete di tipo 1”, questo il titolo del convegno organizzato oggi, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani per avvicinare la ricerca di una cura definitiva al diabete di tipo 1 al mondo delle istituzioni.
Fondazione Italiana Diabete, che quest’anno ha finanziato con circa 400 mila euro la ricerca di una cura definitiva a questa malattia autoimmune, ha deciso, con il sostegno del Senatore Eugenio Comincini di accendere un faro sulle eccellenze della ricerca italiana di una cura alla malattia.
L’Italia è sempre stata un paese in prima linea nella ricerca della cura per questa malattia autoimmune, dal professor Franco Bottazzo che negli anni ’70 scoprì a Londra, assieme a Debora Doniack gli autoanticorpi, fondamentali per la diagnosi, al professor Camillo Ricordi che negli anni ’80 comprese come isolare le cellule beta del pancreas per trapiantarle, fino all’italo-australiano Prof. Ezio Bonifacio che, primo in Europa, porta avanti in Baviera screening dell’intera popolazione dei bambini e propone terapie per rallentare la malattia (presente al convegno).
“Non dobbiamo cancellare la parola malattia quando parliamo di diabete di tipo 1, perché è una malattia cronica grave, – ha affermato Nicola Zeni, Presidente della Fondazione Italiana Diabete – mentre dobbiamo fare quanto possiamo per cancellare la parola stessa diabete di tipo 1, ovvero trovare la maniera per curarla definitivamente”
Cinque tra i principali scienziati impegnati nella lotta alla malattia hanno presentato alle istituzioni i grandi passi avanti fatti dalla ricerca di una cura in questi anni, con l’importante ruolo svolto dal nostro paese sia nel campo della patogenesi, degli screening e della prevenzione, sia in quello delle cure successive, per chi è già stato colpito, grazie ai trapianti di isole pancreatiche e alle terapie cellulari con le cellule staminali.
Nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani si è anche discusso del ruolo fondamentale delle istituzioni per il sostegno alla ricerca, non solo in termini economici, ma anche di policies a sostegno, ad esempio, per gli screening di popolazione.
Parlando dell’insulina, di cui si festeggia il centenario della scoperta, il Professor Lorenzo Piemonti, Direttore del Diabetes Research Institute del San Raffaele ha detto: “vorremmo non festeggiare il 120mo anniversario e nemmeno il cento decimo, dopo 100 anni dalla prima iniezione che salvò la vita ad un ragazzo con diabete di tipo 1, è arrivato il momento di guarirla questa malattia e non solo di cercare di controllarla grazie alle insuline e alle tecnologie”.
La scienza non ha ancora trovato la causa del diabete di tipo 1, così come di nessuna malattia autoimmune, ma lo sviluppo delle terapie cellulari promette di ridare la funzione pancreatica a chi l’ha avuta distrutta a causa dell’attacco autoimmune, in attesa di capire appunto come bloccare questo attacco e quindi poter prevenire la malattia.
Gli studi finanziati da Fondazione Italiana Diabete quest’anno spaziano dalla cura successiva: trapianti di isole e cellule staminali; agli screening, fondamentali per bloccare esordi drammatici e pericolosi e per tentare farmaci preventivi, fino a studi sulla patogenesi, proprio per capire quei meccanismi che ancora sfuggono nel comprendere la causa della malattia.
I centri finanziati o in via di finanziamento entro l’anno sono il Diabetes Research Institute del San Raffaele, l’Ospedale di Niguarda di Milano, l’IRCCS Casa del Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, l’IRCCS Bambino Gesù di Roma e il Prince of Wales Hospital di Sidney, grazie al Grant di Ricerca Internazionale con ISPAD, l’International Society for Pediatric and Adolescent Diabetes. Inoltre la Fondazione ha cofinanziato il Centro di Prevenzione del Diabete di tipo 1 Fid- Innodia-San Raffaele, che permette a tutte le famiglie con persone con diabete di partecipare agli screening gratuitamente da casa loro.
Ecco un regalino di FID per affrontare le vacanze estive in tranquillità (e anche il resto dell’anno)
Alcuni fanno un tatuaggio, altri portano un braccialetto. Ma se si vuole avvisare i soccorritori o chiunque ci dia una mano nel caso non ci sentiamo bene o siamo in ipoglicemia, c’è anche il vecchio metodo del bigliettino da tenere in tasca, nella borsa, nella cover del cellulare o dove si vuole. Con l’avvicinarsi delle vacanze estive, abbiamo pensato di creare alcune cartoline di emergenza da stampare assieme (sotto spieghiamo come) e portare sempre con se.
Come fare per avere questa cartolina?
La si può comodamente scaricare e stampare dal proprio computer. Nelle preferenze di stampa basta scegliere la grandezza e poi una volta stampato la si può piegare a soffietto e mettere dove si vuole, anche in più copie.
Qui sotto la versione stampabile: basta aprire la foto e dare la stampa, scegliendo la grandezza preferita. Poi si piega a soffietto lasciando la prima pagina rossa ben visibile. Per mantenerla più a lungo può essere utile plastificarla.
Oppure, se preferite, ecco qui sotto il PDF scaricabile e stampabile, come la foto sopra. C’è sempre da scegliere la grandezza della stampa (noi consigliamo di far stare le 4 cartoline in una pagina) ed eventualmente, una volta stampato ritagliare i bordi.
Nell’ultima scheda potete aggiungere a penna (se possibile di colore nero o pennarello) il vostro nome, gruppo sanguigno e i contatti della o delle persone da chiamare in caso di emergenza.
Inoltre, per chi avesse la stampante in bianco e nero, ecco una versione senza colori. Potete stampare questa foto:
Il primo evento golfistico in Italia per finanziare la ricerca di una cura al diabete di tipo 1
Finanziare la ricerca per una cura definitiva al diabete di tipo 1 giocando a golf con dei grandi maestri.
E’ questo BL🔴🔴DY GOLF:
una serie di eventi unici, divertenti ed entusiasmanti, creati da Fondazione Italiana Diabete in collaborazione con O.L.G.A., costruiti su misura per chi sa giocare e vuole migliorarsi, ma anche per chi vuole imparare ad approcciare il green.
Silvio Grappasonni e Nicola Pomponi, due dei super-coach di BL🔴🔴DY GOLF.
Il golf e il diabete di tipo 1 hanno molte cose in comune, a partire dallo swing: il colpo principale del Golf, tradotto in italiano, significa oscillazione, altalena, come quella che subiscono costantemente le glicemie di una persona con diabete di tipo 1. E, come tutte le persone con diabete sanno, sono proprio queste oscillazioni uno dei problemi della malattia, perchè portano le complicanze, assieme al fatto che la malattia sia cronica e non si possa guarire.
Nella gestione del diabete come nel golf bisogna esser pazienti, stare calmi, costruire una strategia, essere flessibili, imparare a ripartire e soprattutto ricordarsi che la perfezione è impossibile. Insieme però si possono risolvere molte cose e si può imparare a migliorarsi, per questo FID ha creato BL🔴🔴DY GOLF:
Una intera giornata sui migliori green d’Italia
Con un dream-team di coach professionisti a totale disposizione
Gara a 9 buche
Learning boxes
Corner dinamici
Ability Contest
Video personalizzati della giornata
Hospitality e il divertimento finale con il Bloody Cocktail
Tre appuntamenti per BL🔴 🔴DY GOLF: 23 giugno, 14 e 28 settembre.
Il primo appuntamento è il 23 giugno al Golf Club di Castel Conturbia sul Lago Maggiore.
Tutte le quote di partecipazione saranno devolute alla ricerca di una cura definitiva al diabete di tipo 1.
Un grant di 25 mila euro aperto ai giovani ricercatori di tutto il mondo iscritti ad ISPAD
Fondazione Italiana Diabete è fiera ed orgogliosa di annunciare la creazione del primo FID-ISPAD Diabetes Research Grant.
Si tratta del finanziamento da parte di FID di 25 mila euro per un progetto di ricerca finalizzato alla cura definitiva del diabete di tipo 1. Questo finanziamento è stato possibile grazie a tutte le persone vicine alla comunità delle famiglie colpite dal Diabete di tipo 1, che hanno partecipato alle raccolte fondi della campagna #aiutaciaguarire e del Diabethon 2020.
Il primo Grant internazionale di FID per la ricerca di una cura al Diabete di tipo 1
Il finanziamento è destinato ai giovani ricercatori dell’ International Society for Pediatric and Adolescent Diabetes – ISPAD, la Società Scientifica Internazionale per il diabete pediatrico ed adolescenziale, che ha membri in tutto il mondo tra diabetologi pediatri, infermieri, ricercatori e promuove la ricerca clinica e di base, l’educazione terapeutica e l’advocacy per il diabete nei bimbi, nei ragazzi e nei giovani adulti.
Si tratta del primo Grant internazionale della Fondazione e verrà assegnato su base competitiva al migliore tra i progetti presentati e giudicati da una commissione di esperti formata da membri dei Comitati Scientifici di FID e di ISPAD. Il FID-ISPAD Research Grant è aperto solo a candidati provenienti da istituzioni senza scopo di lucro, che facciano parte di ISPAD e abbiano preferibilmente meno di 40 anni.
Ancora un enorme ringraziamento da parte di FID a tutte le persone che, nonostante questo anno difficile, sostengono la ricerca di una cura al diabete di tipo 1. Riusciremo a trovare la cura! Ma solo tutti assieme!
Dieci ore di live sulla pagina Facebook della Fondazione Italiana Diabete con i migliori clinici e ricercatori a disposizione per rispondere alle domande dei partecipanti e dieci ore di tempo per donare alla ricerca di una cura definitiva al Diabete di tipo 1.
Si tratta di un evento storico, che non è mai stato fatto prima, un evento a servizio della community delle persone con diabete, per parlare di questa malattia e per festeggiare tutti assieme la fine di questo anno difficile.
Il 27 dicembre 2020 a partire dalle 10 del mattino inizierà il Christmas Diabethon 2020, voluto da FID per supportare la comunità in uno dei momenti più complessi, per festeggiare assieme il Natale e il nuovo anno e per raccogliere i fondi per la cura definitiva.
La mattinata, dalle 10 alle 13,30 sarà dedicata alle tecnologie per la gestione del diabete. Aprirà la giornata un “mostro sacro” della diabetologia mondiale, il professor Tadej Battelino, che ha creato l’ATTD, uno dei tre congressi più importanti al mondo sul diabete di tipo 1, quello dedicato alle tecnologie e alle terapie avanzate nel diabete. Il Prof. Battelino vanta oltre 350 studi sul diabete di tipo 1, ed è il primo autore del “Consensus” sulle nuove metriche del diabete, la cui principale è il Time in Range (T.I.R.)
Una “istituzione” scientifica nel diabete di tipo 1: il prof. Tadej Battelino
Dopo il professor Battelino si parlerà dei nuovi sistemi ibridi avanzati (i microinfusori collegati con un sensore che, grazie ad un algoritmo, decidono se e quanta insulina somministrare o se bloccare l’erogazione), con il Dottor Andrea Scaramuzza, primario della diabetologia pediatrica dell’Ospedale di Cremona e il Dottor Andrea Laurenzi, responsabile delle tecnologie nel diabete dell’Ospedale IRCCS San Raffaele di Milano.
Alle 10.45 le tecnologie più avanzate per la cura del diabete di tipo 1
Alle 11.45 è la volta del #doityourself con il movimento #wearenotwaiting, ovvero i privati, genitori di bimbi con diabete di tipo 1 e adulti che hanno sviluppato sistemi ibridi simili a quelli delle aziende e degli ultimi sviluppi della ricerca rispetto al pancreas artificiale. Ne parlerà la dottoressa Angela Girelli, primario della diabetologia di Brescia, assieme a persone che usano questi sistemi per se o sui loro figli e che li hanno portati in Italia. Concluderà la mattinata la professoressa Daniela Bruttomesso, che è stata tra i primi in Italia a sperimentare il pancreas artificiale e che farà una review dei sistemi che stanno per arrivare anche in Italia o che sono ancora in sperimentazione.
#doityourself e loop: come funzionano e chi li usa
La mattinata si concluderà attorno alle 13, quando tutti i protagonisti saranno di nuovo a disposizione del pubblico, tutti assieme, per rispondere alle domande.
Nel pomeriggio, a partire dalle 14,30 si parla di legge e diabete. Oltre alla ricerca e alla clinica FID ha pensato di fornire anche un servizio alla comunità sugli aspetti legali legati alla malattia, che sono molti e non sempre chiari. Sarà quindi l’Avvocato Umberto Pantanella, persona con diabete di tipo 1, a rispondere a tutte le domande. E visto che si tratta di una vera e propria festa per la comunità italiana delle persone con diabete non possono mancare persone importanti per la stessa comunità, come Daniela D’Onofrio che da oltre 20 anni da supporto alle persone con diabete e che ha creato e gestisce Portale Diabete, che conta quasi 30 mila membri. Assieme a lei Giulia Mengolini con il suo blog Senza Zuccheri Aggiunti che parla ai più giovani e Leonardo e il suo draghetto Grig.
La meravigliosa community del diabete di tipo 1
Non potremo non affrontare le tematiche legate ai vaccini e alle terapie per il Covid-19, alle 16 avremo uno special guest: il professor Guido Silvestri, professore alla Emory University di Atlanta, patologo, immunologo, virologo e divulgatore scientifico. Uno degli esperti di Covid-19 più famosi al mondo risponderà a tutte le domande sulla Covid-19, sui vaccini, sulle terapie.
Il Covid, i vaccini, le terapie: special guest Guido Silvestri!
La lunga maratona terminerà con quasi tre ore dedicate a tutte le ricerche di una cura definitiva al diabete di tipo 1. Che sono il motivo per cui Fondazione Italiana Diabete esiste.
Alle 17 si parla di patogenesi del diabete, predizione e prevenzione, ovvero cosa sta facendo la ricerca per capire come curare il diabete prima che insorga. Il professor Ezio Bonifacio dell’Università di Dresda e il prof. Emanuele Bosi dell’IRCCS e università San Raffaele, due autorità mondiali in materia, spiegheranno cosa si è scoperto sulla patogenesi del diabete e cosa si sta facendo per prevenirlo.
I professori Bonifacio e Bosi sulla prevenzione del diabete di tipo 1.
Alle 18.10 in “L’isola che c’è” capiremo cosa si può fare una volta che il diabete di tipo 1 è purtroppo arrivato e quindi i trapianti di isole, le cellule staminali nei trapianti e come proteggere le cellule trapiantate senza utilizzare gli immuno-soppressori. Saranno presenti gli unici che in Italia portano avanti i trapianti di isole pancreatiche, ovvero il dottor Federico Bertuzzi, dell’Ospedale Niguarda di Milano e una parte del team del DRI Milano, con il professor Lorenzo Piemonti, Valeria Sordi e Antonio Citro.
Il Professor Piemonti e il suo team e il Dottor Bertuzzi sul trapianto di isole
#aiutaciaguarire è lo slogan della campagna di FID ed anche il titolo dell’intervento che chiuderà questa intensissima giornata a servizio delle persone con diabete. Il professor Jay Skyler, che da 50 anni studia il diabete di tipo 1 e cerca una cura definitiva, sarà per la prima volta nella storia a disposizione della community italiana per raccontarci come vede il presente e il futuro della ricerca e aiutarci a capire come finalmente si arriverà ad una cura definitiva. Professore di medicina, pediatria, psicologia all’Università di Miami, Jay Skyler è stato il cinquantesimo presidente dell’American Diabetes Association, direttore del più grande studio finanziato dal governo americano sulla prevenzione del diabete di tipo 1 (DPT-1 ) e successivamente tra i fondatori e per lungo tempo chairman del Trial Net, un network globale di studio e trial clinici per predire e prevenire il diabete di tipo 1. E oggi è Chair delle strategie di INNODIA, un consorzio europeo di centri di ricerca per lo sviluppo di approcci innovativi alla comprensione del diabete di tipo 1 e per la sua prevenzione e per arrestarne la progressione. Il professor Skyler ha condotto centinaia di ricerche e scritto oltre 20 libri e più di 500 pubblicazioni sul diabete di tipo 1, citate oltre 21 mila volte. Ha ricevuto tutti i più prestigiosi premi nel suo ambito, tra cui, nel 1992 la Banting Medal. Ed è stato editor in chief per moltissimi anni di tutte le più prestigiose pubblicazioni sul Diabete, tra cui anche Diabetes Care e nel board delle più importanti riviste scientifiche del mondo.
Come diabetologo ha creato un modello di formazione, cura e empowerment dei pazienti che è stato esportato in tutto il mondo, così come un modello per i campi estivi per i giovani diabetici. Ed è stato un precursore delle tecnologie nel controllo del glucosio, i sensori.
Per la prima volta in Italia, a disposizione delle persone con diabete di tipo 1, chi da 50 anni cerca la cura definitiva alla nostra malattia : Jay Skyler
Non basterebbero dieci pagine per raccontare chi è e cosa ha fatto Jay Skyler per il diabete di tipo 1 negli ultimi 50 anni, basti dire che quello che sappiamo oggi della malattia e se nel prossimo futuro la ricerca troverà un modo di fermarne la progressione molto lo dobbiamo a lui e alle persone che lui ha formato.
E’ quindi con grande gioia, fierezza e gratitudine che Fondazione Italiana Diabete annuncia la presenza di Jay Skyler per la prima volta in Italia in un evento dedicato alle persone con diabete.
E speriamo che la sua visione ci guidi in un futuro di speranza.
Vi aspettiamo domenica 27 dicembre 2020 per farci il regalo più bello: aiutare la ricerca di una cura definitiva. Christmas Diabethon 2020, una giornata che costruiremo assieme e che ricorderemo!
Per partecipare al Christmas Diabethon, basta collegarsi il 27 dicembre alle 10 e fino alle 20: CLICCA QUI PER COLLEGARTI
Il programma completo del Christmas Diabethon 2020
Noi vogliamo che nessun bambino si ammali più di diabete di tipo 1 e per questo abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti.
Un live speciale per la Giornata Mondiale del Diabete dal titolo: “Il nostro Futuro tra Tecnologie Avanzate e Covid-19”
La locandina dell’evento per la Giornata Mondiale del Diabete.
In diretta su Facebook, Youtube ed Instagram, nella giornata Mondiale del Diabete, 14 novembre, alle 18,00 si parlerà del presente e futuro delle terapie del diabete di tipo 1 e di come poter gestire al meglio questa pandemia da Covid-19. Fid porta il meglio della ricerca e della clinica a casa delle persone con diabete.
E’ un momento complesso e difficile per molte persone, lo è ancora di più per chi ha il Diabete di Tipo 1, per questo FID, che dedica la sua attività a finanziare la ricerca di una cura del diabete, non vuole lasciare sole le persone e le famiglie con diabete di tipo 1. Assieme a Portale Diabete, all’Associazione Diabetici Cremonesi e ai Lions abbiamo organizzato questa diretta, che sarà uno spazio di informazione e di confronto da parte di medici e ricercatori con chi vive una patologia cronica. Saranno presenti il Dottor Andrea Scaramuzza, responsabile della diabetologia pediatrica dell’ospedale di Cremona e il Professor Emanuele Bosi, primario della medicina interna e della diabetologia dell’ospedale San Raffaele di Milano che disegneranno gli scenari presenti e futuri sia clinici che di ricerca non solo rispetto al diabete di tipo 1, ma anche sulla Covid-19 sia per i pazienti pediatrici che per gli adulti. Come sempre verrà lasciato moltissimo spazio alle domande in diretta, in modo da dare possibilità di confrontarsi e risolvere i tanti dubbi che in questo periodo di pandemia ci attanagliano e impauriscono.
Interverranno anche Il Governatore del Distretto Lions 108Ib3, Cesare Senzalari; La Responsabile del Centro Diabetilogico Asst di Cremona, Dott. Patrizia Ruggeri ; la Presidente Associazione Diabetici Cremonesi Dott. Mirella Marussich e il Presidente della Fondazione Italiana Diabete, dott. Nicola Zeni.
L’evento, condotto da Francesca Ulivi, giornalista e Direttore Generale della FID, sarà in diretta sui canali YouTube e Facebook della Fondazione, nel gruppo Portale Diabete e sui canali Facebook di tutti i promotori.
Sabato 14 novembre alle 18.00Vi aspettiamo! DOVE E’ LA DIRETTA:
Grazie da FID a tutte le persone che con le loro donazioni ci hanno permesso di finanziare dal 2015 al 2018 con oltre 130 mila euro gli studi Monorapa e MITO del Diabetes Research Institute del San Raffaele di Milano. Se questi studi sono stati portati avanti e costituiscono un nuovo tassello nella comprensione del diabete di tipo 1 e un passo in più verso la cura definitiva è anche grazie a tutte le persone che generosamente hanno donato e continuano a donare per la ricerca.
E un ulteriore grazie a quei malati che, oltreché donare attraverso Fondazione Italiana Diabete per questi studi, si sono anche sottoposti allo studio stessi, di fatto donando se stessi, il loro corpo e il loro tempo alla ricerca.
La notizia recente è che i risultati dello studio Monorapa sono stati pubblicati sulla rivista “The Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism”. Lo studio valutava la possibilità di ripristinare la funzione delle cellule beta del pancreas nelle persone affette da tempo da diabete di tipo 1. Sono tanti gli studi, in Italia e nel resto del mondo, volti a capire se e come sia possibile ripristinare in tutto o in parte la funzionalità delle cellule beta delle isole di Langerhans, se sia cioè possibile e come riportarle a produrre insulina nelle persone che hanno già il diabete di tipo 1. Fino a qualche anno fa si pensava che le cellule beta andassero completamente distrutte dall’attacco autoimmune, così invece non è. Alcuni studi dimostrano che le cellule beta è come se fossero “addormentate” o comunque non vanno tutte distrutte e in molti casi continuano a produrre una quantità seppur piccola di insulina (misurabile attraverso l’analisi del c-peptide e della pro-insulina). Questo è molto importante, perché una produzione di insulina, seppur piccola, può aiutare grandemente nella gestione del diabete e può allontanare o limitare le complicanze.
Per capire se fosse possibile aiutare, ripristinare o comunque aumentare questa produzione di insulina è stato progettato lo studio Monorapa, in cui 55 persone con diabete di tipo 1 da più di 5 anni, sono state trattati con due farmaci: la rapamicina, un immunosoppressore e il vildagliptin, un DPP4 inibitore usato nel diabete di tipo 2, che sembra essere in grado di migliorare la proliferazione delle cellule beta del pancreas e prevenirne la morte. Lo studio era randomizzato (partecipazione casuale dei pazienti ad uno dei bracci), in doppio cieco (impossibilità sia per il partecipante che per il ricercatore di sapere in quale braccio fosse il partecipante fino alla fine dello studio) e controllato (uno dei bracci prevedeva la somministrazione di placebo).
A quattro settimane dall’inizio del trattamento il fabbisogno di insulina è diminuito in modo significativo nei soggetti trattati con rapamicina (da 0.54 a 0.48 U/kg/die) e rapamicina più vildagliptin (da 0.59 a 0.51 U/kg/die) mentre non è cambiato nel gruppo placebo. In modo coerente l’emoglobina glicata è diminuita significativamente sia nel gruppo trattato con rapamicina da (7.3% al 7%) che in quello trattato con rapamicina e vildagliptin (da 7.2% al 6.9%). Il beneficio metabolico è risultato associato a una diminuzione del titolo degli anticorpi contro l’insulina e a cambiamenti nel profilo ormonale/immunologico. Purtroppo nessun paziente in alcun gruppo ha mostrato una risposta positiva in termini di secrezione del peptide C. Lo studio ha quindi dimostrato che i due farmaci hanno migliorato la situazione metabolica dei soggetti trattati, anche senza aumentare la secrezione di insulina.Da questo studio ne nasceranno sicuramente di nuovi per comprendere come aiutare sempre di più il controllo metabolico nei soggetti con diabete di tipo 1.
Ancora GRAZIE a tutte le persone che hanno generosamente finanziato questo studio e partecipato.
C’è un elefante nella stanza della ricerca di una cura al diabete di tipo 1 e questo elefante è la Covid-19. Qualche giorno fa si è tenuta ISPAD 2020, la conferenza, quest’anno digitale, dell’Associazione Internazionale di studi sul diabete pediatrico ed adolescenziale.
Il prof. Haller dell’Università della Florida ha forse fatto una delle presentazioni più interessanti sul futuro della prevenzione del Diabete di Tipo1. Di molte cose vi avevamo già parlato in giugno, quando abbiamo partecipato all’ADA2020: come sapete esiste un anticorpo monoclonale, il Teplizumab che si è dimostrato in grado di ritardare o bloccare in media di 3 anni e fino a 8 anni l’insorgenza del diabete di tipo 1 (lo studio è in corso da 8 anni e quindi ogni anno ci sono novità positive). Non è ancora disponibile e si spera che presto sarà autorizzato dalla FDA e a seguire in Europa. Esistono diversi altri farmaci e anticorpi monoclonali al momento in sperimentazione sull’uomo che potrebbero funzionare da soli o in abbinamento al Teplizumab per ritardare o bloccare l’insorgenza del diabete. Si è capito poi che prima arriva l’intervento preventivo, più lo stesso è efficace e dunque ci sarebbe da intervenire ancora prima di oggi, quindi non solo quando la malattia non è ancora conclamata, ma ancora prima dell’arrivo dei due anticorpi che la rendono certa. Questo obbligatoriamente apre la strada alla necessità di screening nei bambini, se possibile addirittura alla nascita, come già si fa in alcuni studi.
Haller ha però iniziato la sua presentazione parlando di questo elefante nella stanza: la Covid-19.
La Covid-19 sta radicalmente modificando la ricerca di una cura definitiva al diabete di tipo 1 per molti motivi:
perché in periodo di pandemia si preferisce non procedere a tutte le sperimentazioni che prevedono l’utilizzo di immunosoppressori o altri farmaci che potrebbero peggiorare o modificare la risposta al virus Sars-Cov2
perché molti dei ricercatori e dei clinici sono “distratti” dalla Covid, sia in termini di ricerca che in termini di assistenza clinica
perché i maggiori finanziatori pubblici della ricerca sul diabete di tipo 1 (sostanzialmente lo stato americano) stanno canalizzando gran parte, se non tutte le risorse per la ricerca sulla Covid, prendendone anche da quelle destinate ad altre malattie.
perché i grandi finanziatori privati impauriti dalla crisi potrebbero ritrarsi.
Insomma c’è questo pachiderma che col suo grosso fondo schiena si è seduto sulla ricerca di una cura per noi, ma si alzerà. Tanti filoni di ricerca stanno chiudendo anche in Italia perché non arrivano più i fondi da JDRF e/o dal governo americano (che già da tempo aveva tagliato gran parte dei finanziamenti extra stati uniti, a prescindere da Covid). E quindi è importante oggi e sempre e ancora di più ora non far mancare il nostro sostegno, quello dei malati e delle famiglie ai ricercatori che lavorano per noi.
Noi siamo i primi a doverci mettere tutto quello che possiamo, perché – come ha detto il prof. Haller nella sua presentazione – “se possiamo ritardare l’insorgenza del diabete, allora lo possiamo anche prevenire e possiamo farlo solo se anticipiamo gli interventi, li personalizziamo e soprattutto se siamo coraggiosi”. Haller ha fatto un paragone molto calzante, quello con la ricerca in oncologia pediatrica, dove negli ultimi venti anni ci sono ricercatori e genitori molto coraggiosi che credono nei trial e credono che i loro figli potranno guarire e i risultati ci sono. Genitori che non hanno paura di far fare analisi o flebo in più ai loro figli, ricercatori e clinici che comprendono che i bambini e i ragazzi li aiuti se trovi la cura, non se li proteggi dai trial. Il messaggio che ha dato questo scienziato è fondamentale: pure in un momento di fatica, oscuro, difficile come quello che stiamo tutti vivendo è importante guardare al dopo, continuare a finanziare la ricerca ed essere pronti mettendosi in gioco per gli screening e per i trial che ci sono e che arriverano.
Fondazione Italiana Diabete è sul campo, oggi più di prima, ora che è più complesso e difficile, per raccogliere fondi, finanziare la ricerca e continuare a credere fermamente che nessun bambino si ammalerà più di Diabete di tipo 1. Tra poco inizia il nostro mese, ma per noi di FID è sempre il mese giusto per debellare questa malattia insieme a tutti voi