Anche quest’anno FID era presente all’EASD, il congresso annuale della European Association for the Study of Diabetes, per tenervi aggiornati su tutte le novità della ricerca di una cura al diabete di tipo 1. Il congresso era a Vienna e si è concluso la scorsa settimana e per la prima volta si è parlato moltissimo di diabete di tipo 1.
Ecco qui il riassunto in 5 punti della nostra Direttrice Generale, Francesca Ulivi.
- Il miglio si accorcia per arrivare a terapie cellulari per tutti
Da anni si parla della possibilità di sostituire le cellule beta distrutte dal sistema immunitario nel diabete di tipo 1. Finora è stato possibile grazie alle infusioni/trapianti di isole da pancreas di persone decedute e con immunosoppressione. Una terapia cui possono avere accesso pochi di noi, e solo se hanno alcune complicanze. Gli aggiornamenti presentati a Vienna sono stati moltissimi:
- Il trial più avanzato riguarda il prodotto “zimislecel”, terapia con staminali che producono insulina, con immunosoppressione: su 12 partecipanti, 10 sono liberi dalle iniezioni di insulina da almeno un anno. Vertex sta reclutando nuovi partecipanti per la fase successiva e a breve sottoporrà Zimislecel all’approvazione della FDA.
- Tecnologie innovative come idrogel impiantabili o cellule trattate con la tecnologia ipoimmune (Sana) stanno aprendo la strada a trapianti senza necessità di immunosoppressione cronica. Alcuni esempi presentati sono AdoShell di Adocia (Francia), o le soluzioni presentate dalla startup Allarta.
- Aziende e laboratori di ricerca stanno portando questi approcci sempre più vicini alla pratica clinica: non c’è un solo laboratorio o un solo paese che ci sta lavorando, ma molti, in tutto il mondo.
Queste terapie, una volta eliminata o ridotta l’immunosoppressione potrebbero liberare i 9 milioni e mezzo di persone con diabete di tipo 1 dalle iniezioni di insulina.
- Il miglio si accorcia anche nella prevenzione del diabete di tipo 1
Preservare anche solo una parte della funzione delle cellule beta in esordio di malattia o prima dell’esordio significa rallentare la progressione del diabete, ridurre complicanze e in futuro si spera fermarlo e prevenirlo. All’EASD sono stati presentati dati importanti su diverse terapie:
- MELD-ATG ha mostrato che una dose molto bassa di ATG (farmaco usato nei trapianti) può mantenere più a lungo la produzione naturale di insulina, con meno effetti collaterali.
- Verapamil, un farmaco per la pressione, ha dato risultati contrastanti: nessun effetto significativo nei 12 mesi di studio, ma segnali interessanti che giustificano ulteriori ricerche.
- Baricitinib, la prima terapia orale che modifica il corso della malattia, ha mostrato la capacità di ritardare la progressione del T1D; tuttavia l’effetto scompare alla sospensione del trattamento.
Sono tutti passi fondamentali per arrivare a farmaci che non curano i sintomi, ma bloccano la malattia alla radice e che in futuro potranno permettere di non far ammalare più nessuno.
- L’Italia ha fatto la storia con la legge sugli screening: un “consensus” internazionale raccomanda quel che è scritto nella legge
Un gruppo internazionale di esperti ha raggiunto un consenso sullo screening del diabete di tipo 1 che verrà pubblicato a breve, ma che è stato presentato all’EASD. Le raccomandazioni sono le stesse presenti nella legge 130/23 promossa e sostenuta da FID due anni fa.
Ecco cosa dice il consensus:
- Si raccomanda lo screening degli autoanticorpi (gli unici che predicono la malattia) e non lo screening genetico (che predice solo una eventuale predisposizione)
- Si raccomanda lo screening di tutti i bambini, non solo dei familiari di persone con diabete di tipo 1, perché più del 95% delle persone con diabete di tipo 1 non ha familiari con la malattia e gli esordi in chetoacidosi in questi casi sono più frequenti
- Identificare i bambini prima dell’esordio clinico, riducendo il rischio di chetoacidosi.
- Identificare le fasi prodromiche della malattia permette di avviare tempestivamente trattamenti sperimentali o approvati che rallentano la progressione.
- Lo screening evita il trauma dell’esordio in ospedale o terapia intensiva alle famiglie e da loro più tempo per prepararsi e imparare a gestire la malattia.
Tutti i programmi di screening fatti con finalità di ricerca raccomandano quanto sopra. Ora speriamo che il governo italiano e le Regioni finalmente diano applicazione in tutto il territorio alla legge. Senza lo screening continuano gli esordi in chetoacidosi e non si accellera la ricerca per prevenire la malattia!
- “Diabetes Distress”: per la prima volta presentate delle linee guida ufficiali, che riconoscono il problema e lo affrontano.
Questo punto non ha a che fare con la ricerca, ma con la quotidianità di tutto noi: il “diabetes distress” è il peso emotivo e psicologico della gestione quotidiana del diabete (frustrazione, senso di colpa, sopraffazione), diverso dalla depressione ma ugualmente importante per la qualità della vita. All’EASD sono state presentate le linee guida ufficiali per aiutare medici e operatori a:
- valutare e trattare il distress in contesti clinici reali
- offrono una griglia di classificazione che indirizza le decisioni terapeutiche e promuovono la standardizzazione della cura
La cura del diabete non riguarda solo insulina, glicemie e tecnologie, ma anche la salute emotiva di chi convive con la malattia ed è fondamentale che il sistema socio-sanitario riconosca e si prenda cura del problema. Per arrivare alla cura definitiva senza complicanze e senza esaurimenti.
- Orgoglio italiano: il nuovo Presidente dell’EASD è Francesco Giorgino e sarà cn noi alla prossima “Domenica della Ricerca”
Il professor Francesco Giorgino, endocrinologo di Bari e ricercatore di fama internazionale diventerà presidente dell’EASD a partire da gennaio 2026.
Il professor Giorgino sarà ospite della prossima puntata della “Domenica della Ricerca” dedicata proprio all’EASD 2025: stiamo decidendo la data, quindi seguiteci per sapere quando sarà, preparate le domande per lui e partecipate!
L’EASD 2025 ci lascia un messaggio chiaro: la ricerca non si ferma, è un momento particolarmente e passo dopo passo ci avvicina a una vita migliore per chi convive con il diabete di tipo 1.
FID continua a sostenere la ricerca più promettente e a fare pressione sulle istituzioni perché siano con noi in questo sforzo, ed è qui ogni giorno per aggiornarvi sulle novità, con l’obiettivo di arrivare a ciò che tutti noi desideriamo: una cura definitiva.